Malnate 6-7-8 luglio 2012

Al vero Gabbiano Jonathan che vive nel profondo di noi tutti

E’ con queste parole di apertura che è iniziata la ottava edizione della 24 ore di malnate: maratona di lettura in lingue e dialetti.

E ‘ proprio grazie a piccoli gabbiani Jonathan che vivevano in momenti diversi della nostra comunità malnatese che hanno potuto prender vita le molte associazione che ora hanno sostenuto l’iniziativa.
Se non ci fossero stati tante uomini e donne che con coraggio hanno “volato in alto e veloci” e che hanno sfidato la “tirannia della normalità” non avremmo sul territorio ambienti e persone, gruppi ed associazioni che si occupano di solidarietà, mutuo soccorso, genitorialità,  formazione, sostegno a giovani ed anziani, spazi culturali ed educativi, sostegno alla vita, spazi sportivi ecc.

Una grande applauso a tutti loro ha fatto da apripista ai saluti di apertura del sindaco, degli sponsor e degli organizzatori.
La scenografia era semplice ma coinvolgente con le tante e tante bandiere di tanti nazioni e popoli.

La lettura iniziata in lingua inglese, in onore dello scrittore dell’opera Richard Bach è proseguita poi in Italiano ( da parte di due ragazzi diversamente abili) e in dialetto Malnatese che il poeta della nostra città ha tradotto ( come tutti gli anni) nella lingua di Malnate.

Ci hanno regalato la loro presenza, 12 giovani  provenienti da Turchia, Corea del Sud, Russia, Spagna /Catalogna, Inghilterra, Filippine (arrivati sul nostro territorio come partecipanti al progetto di volontariato di Legambiente Varese, impegnati nella manutenzione e nel ripristino di sentieri ciclabili nel Parco Valle del Lanza) che hanno letto nelle rispettive lingue.

E poi a seguire, la lettura eseguita da persone di etnie, nazioni e cittadinanze diverse, grandi e piccoli, anziani e giovani.

Proprio perché vissute da molti di noi, in diverse paesi, comunità, associazioni, gruppi, religioni (sia vecchie che nuove), il pezzo del libro riportato qui sotto è stato il più sentito.

“   L’avvenire gli appariva tutto rose e fiori. Appena toccò terra vide che i gabbiani erano riuniti
in Assemblea Generale. Ed aveva tutta l’aria di trovarsi in riunione già da tempo. Fatto sta che aspettavano proprio lui.
“Il gabbiano Jonathan Livingston si porti al centro dell’Emiciclo!” ordinò l’Anziano. Il suo tono di voce era quello delle grandi cerimonie. E quell’ordine è sempre foriero o di grande vergogna o di grandi onori. E’ lì al centro dell’Emiciclo che, appunto, ai capi gabbiani che più si sono distinti viene reso onore dal Consiglio.
Ma sì, pensò Jonathan, stamattina mi hanno visto. Tutto lo Stormo ha assistito alla mia impresa. Ma io non voglio onori. Non aspiro ad essere un capo.
Io desidero solo farli partecipi delle mie scoperte, mostrar loro i magnifici orizzonti che ora si sono aperti per noi tutti.
E si fece avanti.
“Il gabbiano Jonathan Livingston” l’Anziano proclamò “viene messo alla gogna e svergognato al
cospetto di tutti i suoi simili!”
Fu come se l’avessero colpito con un randellata.
I ginocchi gli si sciolsero, le penne gli si fecero flosce, le orecchie gli ronzavano.
Messo alla gogna? lui? ma no, impossibile! e la sua Grande Impresa? le Nuove  Prospettive? Non hanno capito niente! C’è un errore! Si sbagliano di grosso!
“…per la sua temeraria e irresponsabile condotta,” intonava la voce solenne “per esser egli venuto meno alla tradizionale dignità della grande Famiglia de’ Gabbiani…”

Questo significava ch’egli sarebbe stato espulso dal consorzio dei suoi simili, esiliato, condannato a una vita solitaria laggiù, sulle Scogliere Remote.
“…affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare alcun frutto. ...”

Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le decisioni del Consiglio, ma la voce di Jonathan si levò.“Incoscienza? Condotta irresponsabile? Fratelli miei!” gridò. “Ma chi ha più coscienza d’un gabbiano che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all’esistenza? Per mill’anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita… imparare,
 scoprire cose nuove,
essere liberi! …..

“Non abbiamo più nulla in comune, noi e te”……
E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e solo. ….
 Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri …
Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere.

Ogni giorno, lui apprendeva nuove cose. …..

…… Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.
Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d’un gabbiano. Ma, con l’animo sgombro da esse, lui,per lui, visse contento, e visse molto a lungo.

E poi il secondo ritorno……ancora la stessa situazione,

Ci volle quasi un’ora perché l’ordine dato dall’Anziano
si diffondesse di becco in becco per tutto lo Stormo: la consegna era ignorarli.
Il gabbiano che rivolge la parola a un reietto, è reietto anche lui. Il gabbiano che posa  lo sguardo su un reietto, infrange la Legge dello Stormo.

insomma un film già visto, una storia che secoli dopo secoli si ripete e che rischia di ripetersi e ripetersi ancora ……

Mauro Sarasso

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